Perché il 90% delle startup fallisce

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Perché il 90% delle startup fallisce (e cosa possiamo fare per evitarlo)

Fare startup oggi è più facile che mai, ma farle durare è ancora un’impresa. I numeri parlano chiaro: circa 9 startup su 10 non superano i primi 5 anni di vita. E secondo i dati del 2024, solo negli Stati Uniti il tasso di fallimento è cresciuto del +25,6% rispetto all’anno precedente.

Il punto non è più la mancanza di idee – quelle non sono mai state un problema. Oggi le idee sono ovunque. Quello che manca è un ecosistema capace di supportare l’execution, l’unico vero fattore critico di successo.

Come ci ricorda Startup Genome, il 90% delle startup fallisce. In Italia, solo il 10% sopravvive. Ma non è per mancanza di creatività: è per mancanza di metodo, visione operativa, e cultura imprenditoriale concreta.

Non è l’idea che conta, ma come la esegui

Una startup non è una scommessa. È un sistema complesso che va gestito ogni giorno con lucidità e pragmatismo”, afferma Nicola Zanetti, fondatore di B-PlanNow, autore del libro Startup Fundamentals, e figura di riferimento nell’ecosistema europeo tra InnovUp, Italian Tech Alliance e Bulgarian Venture Capital Association.

Zanetti sottolinea un concetto chiave per ogni imprenditore moderno: “Fare impresa oggi significa essere manager della complessità.” Chi lancia una startup deve saper leggere il contesto, gestire l’incertezza, adattarsi rapidamente ai segnali del mercato e aggiornare le proprie competenze in modo costante, sia in verticale (settore) che in orizzontale (strategia, execution, marketing, finanza).

Il successo non dipende solo dall’idea, ma dalla capacità di prendere decisioni rapide, informate e adattive.

Le cause principali del fallimento

Secondo le analisi condotte da Zanetti su centinaia di startup italiane e dell’Est Europa, il problema più ricorrente non è tecnico, ma manageriale. Manca preparazione su:

  • Pianificazione strategica
  • Gestione finanziaria
  • Organizzazione del team
  • Definizione del modello di business
  • Analisi dati e metriche

Un’idea senza numeri è solo un’opinione. E oggi, le opinioni non bastano più,” afferma Zanetti. Tra le cause più frequenti di fallimento troviamo:

  • Esaurimento fondi
  • Assenza di mercato reale
  • Business model debole
  • Errori di pricing
  • Frizioni interne al team

Tutti elementi che derivano da una carenza di preparazione su come guidare un’impresa, non dalla qualità delle idee.

Problemi strutturali: un ecosistema ancora immaturo

Alle mancanze interne si aggiungono i limiti strutturali:

  • Scarsità di fondi pre-seed, proprio nella fase in cui serve validare l’idea e costruire il team.
  • Accesso limitato ai fondi europei, ostacolato da requisiti e costi di preparazione elevati.
  • Ecosistema italiano frammentato, con pochi legami strutturati tra startup, investitori, enti pubblici, acceleratori.

L’Italia è piena di energia imprenditoriale, ma manca una rete solida che accompagni le startup nei primi mille giorni, quando tutto si decide sui margini,” avverte Zanetti.

I 5 errori che condannano una startup (prima ancora di partire)

Zanetti ha identificato 5 errori ricorrenti che accomunano molte startup fallite:

  1. Non validare il bisogno di mercato prima di costruire il prodotto.
  2. Assenza di un business model chiaro e sostenibile.
  3. Comunicazione vaga, senza un posizionamento distinto.
  4. Caccia ai fondi troppo presto, senza numeri né strategia.
  5. Fare tutto da soli, senza mentor né visione esterna.

Secondo un’indagine di Stripe, circa il 35% delle startup che falliscono scopre che non esiste una vera domanda di mercato per il loro prodotto. La verità? “Una buona idea non è automaticamente un buon business.”

Il metodo ScaleUp: costruire prima, scalare poi

Per rispondere a queste criticità, Zanetti ha sviluppato il metodo ScaleUp, un framework operativo in sei fasi:

  1. Modello di business
  2. Validazione
  3. Posizionamento
  4. Go-to-market
  5. Modello economico & KPI
  6. Fundraising

Un approccio modulare, adattabile al contesto reale, che non si basa su slide o buzzword, ma su numeri, metriche e strategia concreta.

La raccolta fondi non è un punto di partenza, è un punto d’arrivo. Validazione, dati, execution: solo dopo arrivano gli investitori.”

Startup: da narrazione a realtà

Fare impresa oggi non è più storytelling. È scienza applicata. Ogni strategia si può testare, ogni ipotesi si può validare. Ogni decisione si può ottimizzare.

Il marketing, la finanza, il prodotto: tutto è misurabile.

Zanetti chiude con una riflessione netta: “La priorità non è moltiplicare le startup, ma trasformarle in aziende vere, capaci di generare profitti, creare occupazione e restare sul mercato per anni.

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